Maggio 24, 2017

Insider, una piaga social(e)

By In Football, Streams

Serve davvero un articolo tipo questo che sbugiardi gli insider da social? Nel migliore dei mondi possibili ovviamente no. Perché nel migliore dei mondi possibili nessuno crederebbe mai a personaggi che spesso e volentieri non dicono nemmeno come si chiamano, da dove vengono o cosa fanno nella vita (se non a grandi linee, quanto basta per dare idee bigger & better su di sé rispetto a ciò che fanno sul serio) ma che pretendono di essere informati sulle vicende intime di una società di calcio e sui conseguenti movimenti di mercato. Come e più di un giornalista che magari segue quello stesso club da decine di anni ed è riuscito a instaurare relazioni con più di una persona all’interno della struttura societaria, eventualmente pure su più livelli.

Intendiamoci: spesso anche i giornalisti non sanno granché e, anzi, sapendo perfettamente che per un paio di notizie vere in un anno tocca tirar fuori quaranta indiscrezioni non confermate* per continuare a vendere, ogni tanto la fanno fuori dal vaso. A volte magari in sinergia con le stesse fonti, a seconda di cosa abbiano bisogno quest’ultime. Tutto può essere, tutto si dà. Però un dubbio continua a perseguitarmi: se tanti, tantissimi dileggiano i giornalisti che scrivono su testate nazionali e che, ricordiamolo, sono perlomeno teoricamente perseguibili a norma di legge per ogni falsità che riportano (e dunque si espongono quotidianamente al rischio di pagare personalmente per ciò che scrivono), com’è che invece altrettanti pendono dai tweet e affini di questi figuri che spuntano come funghi sulle varie piattaforme social? È qualcosa su cui francamente non riesco a raccapezzarmi in alcun modo. E non è tutto qui.

steve-carell-insiding

Non solo tu, Steve

Io sono un tifoso dell’Inter, lo sa chiunque abbia avuto a che fare con me per più di venti secondi. Sono iscritto su Twitter da fine 2010 e lo uso in maniera estensiva dalla fine del 2013 e quindi si può dire che ormai abbia accumulato una discreta esperienza sui meccanismi del regno dei cinguettii; ebbene, da un paio d’anni ho notato che il numero di insider interisti (immagino proliferino anche quelli di altre bandiere ma questa è la realtà che conosco meglio) che ogni stagione “nascono” si sta alzando in maniera preoccupante, al punto che – senza pretese di esaustività e con l’aiuto fondamentale di più di un amico – ne ho individuati almeno diciotto “principali” che, in momenti diversi, si sono costruiti una loro fanbase (sic) tra la sessione di calciomercato estiva del 2013 e oggi. Di questi, la maggior parte è tutt’ora attiva e solo un paio hanno smesso di fare insiding in pianta stabile per dedicarsi ad altro. A quanto mi risulta – #MiRisulta, finalmente lo uso anche io – oggi, nonostante più di un proclama sul lasciare il social dell’uccellino di Del Pie azzurro, nessuno si è mai cancellato.

Diciotto sono tanti (e chissà quanti e quali mi mancano all’appello, tra l’altro). Diciotto presunti e sedicenti insider presuppongono altrettante fonti diverse interne alla società perché è difficile immaginare che due o più delle nostre stelle del web possano condividere una stessa sorgente di notizie, visto che spesso e volentieri non sono nemmeno tutti d’accordo tra loro. E inoltre: cosa ne verrebbe a una “gola profonda” elargire continuativamente spifferi a destra e sinistra?

  • Soldi? Dai ricchissimi insider dei social?
  • Notorietà? Se così fosse aprirebbero direttamente loro un account su ogni piattaforma.
  • Potere? Quale? Influenzare a dir tanto cinquemila imbesuiti che si berrebbero la qualunque? Farebbero prima a dire di lavorare per/con l’Inter direttamente.
  • Bullarsela con l’amico insider di quante ne sa? Non sta in piedi per lo stesso discorso della notorietà. Se fare il fenomeno è l’obiettivo allora perché farlo con una persona sola che poi sai che andrà a rivendersi pubblicamente le indiscrezioni prendendosi la gloria e bullandosela con molta più gente?
  • Spingere amici che vogliono fare strada nella comunicazione? E magari rischiare il proprio posto di lavoro? Specie nel caso del calciomercato, non è che le strategie societarie siano note a chissà quanta gente all’interno di un club. Trovare chi fa uscire informazioni non dovrebbe essere complicato per un dipendente dell’Inter. In più, la stragrande maggioranza degli insider non twitta nemmeno con la propria faccia o le proprie generalità.
  • Qualunque movente vi possa venire in mente per una fonte non terrà. Una fonte di insider, beninteso. Se si parla di giornalisti affermati il discorso cambia radicalmente, ovviamente, perché lì si entra in un discorso di do ut des che inizia ad avere un senso. Con gli insider no.

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Comunque non succede

E tutto ciò ammettendo che possano esistere queste non meglio precisate “fonti”. Fonti. Che bella parola, tra l’altro. Non so perché mi fa venire in mente gli spot della Levissima con Messner. Comunque.

Oggi, usando il termine #fonte, pare che si possa comunque giustificare qualunque sparata, meglio se di proporzioni colossali. O quello oppure il mai noioso ritornello del “mercato dinamico, quel che vale oggi può non valere domani”. Una delle due, anzi, di solito anche in rapidissima successione.

Ricapitolando, quindi, un insider è (nella stragrande maggioranza dei casi) una persona che non si sa bene chi sia o cosa faccia, che non rende conto a nessuno di ciò che scrive nel caso in cui questo non sia vero, a cui si dovrebbe credere più o meno per intercessione dello Spirito Santo (che mi perdonerà per averlo citato relativamente a simili argomenti) visto che le #fonti non vengono mai, mai, mai svelate, nemmeno parzialmente, e anch’esse sono sostanzialmente enti di ragione. Il loro pubblico è formato da tifosi beccaccioni disposti a bersi qualunque cosa pur di poter coltivare una minima speranza per il loro club del cuore e le fila della fanbase si ingrossano sempre di più.

Siamo sicuri di essere a posto così?

*= eufemismo di pura cortesia

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