Maggio 10, 2017

Young Justice, ovvero: quando la DC fa le cose come si deve

By In Animazione, Nerdismi

È di qualche giorno fa la notizia che la DC Comics metterà in piedi, ovviamente assieme ai sodali-proprietari di lunghissimo corso della Warner Bros, una sua piattaforma online attraverso cui saranno fruibili tutti i prodotti visivi della casa editrice di Batman e Superman. È stato annunciato che il lancio di questo nuovo servizio di streaming avverrà più o meno in concomitanza con quello di una serie TV con persone in carne e ossa basata sui Teen Titans (forse sarebbe il caso di parlarne prima o poi, quanto meno con scopi apotropaici) e, soprattutto, con l’immissione sul mercato dell’agognatissima terza stagione di Young Justice. Agognatissima in primo luogo dalla solita truppa cammellata di nerdoni da sbarco, poi da una folta schiera di fan pubescenti o ex pubescenti delle prime due stagioni così rudemente interrotte e, in ultima istanza, anche da me.

Il perché si capisce immediatamente non appena ne si guarda il primo episodio: Young Justice ha un sacco di pregi. Il primo è che non è il classico sottoprodotto Marvel-like che la DC tira fuori non appena sente riacutizzarsi quel problemino di invidia del p(leistoc)ene che la affligge più o meno da quando si parla di Marvel Cinematic Universe anche perché, per adesso, se si parla esclusivamente di animazione,  i prodotti griffati DC sono tendenzialmente migliori di quelli della Casa delle Idee. Tendenzialmente, non sempre, ma sufficientemente spesso perché le aspettative siano più alte per un cartone sui vari Batman, Lanterna Verde o Flash che non sui Vendicatori, Thor o Iron Man, il preciso contrario di quanto invece accade con i film live action.

young-justice-cast-seconda-stagione

Il cast della seconda stagione. Non proprio completo

Young Justice, il cui target erano i preadolescenti e gli adolescenti di ambo i sessi, era probabilmente considerato dallo stesso network USA su cui andava in onda non solo come un’opera troppo matura per gli standard del canale ma anche troppo seguita dal pubblico femminile. Sì, lo so, più lo si rilegge più pare assurdo. Ma lo ha detto lo stesso Paul Dini, papale papale, nel podcast di Kevin Smith (già, il gran visir dei nerd americani. Non mi stupirebbe se fosse anche lui un fan della serie). Cartoon Network non voleva adolescenti sia maschi sia femmine, voleva esclusivamente bambini maschi come audience. E basta. O quasi.

La cosa buffa, tornando a bomba sul tema del perché sia una serie così valida, è che Young Justice è uno show interessante proprio perché non è la solita cosa per bambini fatta alla meno peggio – ché il problema di tanti prodotti per bambini è che sono fatti male, non che sono strettamente per bambini – e non è solo un susseguirsi di scazzottamenti viulenti tra buoni e cattivi. La qualità di scrittura è alta sia a livello di singoli episodi sia per quanto riguarda le trame di fondo più complesse, i plot che si dipanano lungo tutto l’arco di una stagione: i personaggi sono ben caratterizzati anche quando si tratta di comparse che partecipano poco all’azione e, soprattutto, quelli su cui ci si concentra più spesso sono esplorati bene, resi sempre coerenti con l’immagine generale che ne si vuole dare. Pur tenendo sempre presente che è uno show d’animazione su dei supereroi Young Justice è pensato in tutto e per tutto come se i personaggi fossero attori in carne e ossa e non dei cartoni, secondo un modo di scrivere le sceneggiature dei prodotti animati che va sempre più per la maggiore; è esemplificativa la puntata in cui ognuno dei membri della squadra ha un colloquio privato con Black Canary in cui ricostruisce il suo punto di vista su una vicenda vissuta anche con gli altri dove si alternano momenti d’azione individuali e collettivi: espediente visto e stravisto nei telefilm con attori veri ma ritrovarlo nell’animazione è una finezza non da poco che, però, ci sta alla grande. Anche i colpi di scena o piccoli comportamenti ricorrenti che in alcuni frangenti ci paiono inspiegabili in un primo momento, alla fine della fiera – con tutti gli elementi finalmente in mano – diventano chiari, logici, quasi inevitabili e, soprattutto, brillanti: nessun personaggio compie mai azioni che, alla resa dei conti finale, lasciano interdetti o non sono in sintonia con quanto mostrato precedentemente. E non è poco.

young-justice-in-azione

Il giovine Robin interpretato come ultranerd abilissimo coi computer ci sta dentro. Tale Batman, tale ragazzo meraviglia

Fin dalla primissima puntata della prima stagione, Young Justice ti tiene ragionevolmente attaccato allo schermo sia attraverso le evoluzioni della trama principale, sia attraverso qualunque altra sottotrama venga sviluppata nell’episodio di turno, che riguardi i dolori del giovane Superboy, le faide familiari di Artemis, le insicurezze di Miss Martian derivanti dal suo sentirsi fuori luogo sempre e comunque o un qualsiasi altro tema. Una mistura fatta come zio comanda che mescola assieme l’azione che non può mai mancare se si parla di supereroi, quel pizzico di bildungsroman che cade a pennello visto che i supereroi in questione sono minorenni, un po’ di commedia che serve ad alleggerire il clima veramente cupo di diverse puntate e, ovviamente, gli aspetti più strettamente polizieschi e spionistici, visto che gli intrecci alla base delle due stagioni sono tutto meno che semplici.

I componenti della squadra che dà il nome allo show cambiano tra la prima e la seconda stagione ma nessun personaggio viene mai abbandonato o buttato via: i ritorni possono essere ampiamente prevedibili (e talvolta quasi annunciati) ma non mancano nemmeno quelli più a tradimen sorpresa.

Ecco, se c’è un punto debole di tutto l’ambaradan è la caratterizzazione dei cattivoni. Sicuramente in parte è dovuto al fatto che il tempo da dedicare agli antagonisti fosse poco in quanto la serie è già piuttosto indaffarata nel cercare di seguire pensieri & sviluppi dei (tanti) protagonisti positivi. Tra l’altro sia come squadra, sia come singoli contemporaneamente. Stante la situazione, si capisce che di spazio per i villanzoni (cit.) non è che ne rimanesse a bizzeffe. Inoltre i protagonisti restano più o meno sempre gli stessi mentre i villain, una volta sconfitti e concluso l’arco narrativo che li vede coinvolti, proprio in virtù della loro disfatta devono farsi da parte e lasciare il posto a tavola a un amico in più al cattivo successivo. Infine, Young Justice si concentra non poco sulle ombre che il gruppo di eroi minorenni coltiva inconsapevolmente dentro di sé e sulle lotte interiori (e talvolta esteriori) che i ragazzi devono affrontare; nessuno di loro risulta senza macchia e senza paura ma, anzi, a volte alcuni dei nostri compiono anche scelte che appaiono moralmente discutibili – ovviamente entro certi limiti, data la natura del prodotto, va da sé. La scelta di tratteggiare i personaggi positivi come fallibili e quindi su una scala di toni di grigio e non intingendoli solo nel bianco Dash che più bianco non si può, però, obbliga a rendere più monodimensionali gli avversari, i quali devono identificarsi per forza col male assoluto o quasi. Come detto precedentemente, Young Justice resta una produzione per ragazzi, si deve capire chiaramente per chi si debba parteggiare. Qualche pallida eccezione al total black dei cattivi si intravede nei filoni narrativi individuali di Artemis o Aqualad ma è poca roba e appena appena accennata; di fatto, c’è un solo personaggio veramente ambiguo in tutta la serie. E non lo rimane a vita.

artemis-young-justice

Artemis e Miss Martian: un modo estremamente brillante di utilizzare e valorizzare due personaggi minori che più minori non si può. O quasi

Lo show è stato messo in cantiere, realizzato e lanciato sul mercato americano e internazionale poco prima dell’avvento – adesso già anche esauritosi completamente – dei New 52, nel 2011, e dunque il character design scelto da Brandon Vietti (già regista e sceneggiatore di Batman: Under the Red Hood) è una sorta di ponte tra il classicissimo e quello più squisitamente New 52, oltre a essere evidentemente in linea con le disposizioni dall’alto di allora – che poi son le stesse di oggi – e quindi jimleesco, visto che attualmente la DC cerca di avere, per quanto possibile, uno stile più o meno omogeneo e riconoscibile (che poi è, appunto, quello di Jim Lee). Se si apprezza lo stile del disegnatore di origine coreana (che tra l’altro somiglia veramente troppo a Nagatomo) allora viene automatico trovare bello il design dei personaggi; in caso contrario… Niente, tocca farselo piacere per apprezzare la serie. Però alcune cose, tipo l’armatura di Blue Beetle, sono una figata astrale da qualunque lato le si guardi.

L’animazione è veramente curata nelle sequenze più d’azione e forse un po’ più buttata là nei momenti statici. È una scelta che ci può anche stare e si capisce, visto che, per quanto sicuramente il budget a disposizione non fosse basso, delle decisioni in base alle risorse sono sicuramente state fatte ed è stato deciso di investire di più nelle scene più complesse. Tuttavia spiace un po’ vedere il contrasto tra alcune sequenze di combattimento veramente ben congegnate e dei momenti incentrati sui dialoghi in cui i personaggi sembrano un po’ dei burattini parlanti. Però va beh, è un difetto che si supera: averne di serie animate con questa qualità complessiva…

In fin dei conti, tocca dare un giudizio a Young Justice. Un giudizio che senz’altro in termini assoluti conta come il cinque di quadri con briscola bastoni (sì, proprio con due tipi di carte diversi) ma che può essere una prima indicazione di massima utile per capire se investire il proprio tempo nella visione della serie – e quindi trovarsi ad aspettare ansiosi  il 2018 e la terza stagione – oppure scegliere di fare altro, magari far volare un aquilone. Io ho scelto di esagerare con la stima e dare 8/10 bat-repellenti per squali a Young Justice.

8-bat-repellenti

Penso che la motivazione principale per cui ho scelto di premiare così tanto questo show è dovuta all’enorme sorpresa che mi ha provocato. Per carità, è da Batman TAS del 1992 che so perfettamente che, quando vogliono, DC e Warner assieme sono sinonimo di qualità superiore, se si parla di animazione. Però, appunto, non credevo che ci fosse tutta questa voglia di spaccare il mondo quale, invece, pare esserci in Young Justice. Ne è saltato fuori un prodotto di profilo altissimo, per certi versi veramente maturo e capace di fare breccia in tanti spettatori, al punto che – dopo la frettolosa cancellazione – adesso verrà riproposto per una sorta di spinta dal basso. Francamente lo consiglio enormemente e consiglio anche di starci attenti perché dal trovarlo bello allo stare svegli di notte a guardarlo è un attimo.

Uomo avvisato…

Leave a Comment