Pedro Gallese (1990) – Il classico portiere di cui ci si innamora nei tornei estivi di Nazionali: taglio di capelli appariscente, insuperabile tra i pali, leadership di ferro. Quando deve allontanarsi dalla linea di porta è meno a suo agio ma rimane uno dei punti di forza della squadra. È il capitano in un momento particolare, alle porte di un torneo a cui la Blanquirroja arriva per la prima volta senza l’apporto taumaturgico di Paolo Guerrero e con risultati preoccupanti girone di qualificazione al Mondiale.
Carlos Caceda (1991) – Portiere del Melgar, la squadra della città di Arequipa. È entrato nel giro della Bicolor durante la gestione Gareca, partecipando come secondo anche al Mondiale in Russia.
José Carvallo (1986) – Capitano dell’Universitario, uno dei due colossi della capitale, con cui ha vinto un campionato nel 2018. In assenza di Guerrero e Farfán, è il giocatore più esperto di una spedizione dal’età media insolitamente bassa.
Aldo Corzo (1989) – L’assenza di Luis Advíncula, che rimarrà in Spagna a giocarsi la finale playoff del suo Rayo Vallecano, priva la Bicolor di un continuo mismatch fisico sulla fascia, più che di un terzino destro. A sostituirlo sarà Corzo, esperto laterale dell’Universitario, alto 172 cm e molto più accorto. Offensivamente non esiste paragone con il Bolt peruano ma in compenso potrebbe limitare le distrazioni su quella fascia.
Luis Abram (1996) – Il miglior difensore peruviano in attività. Negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente nel Vélez Sarsfield di Maurício Pellegrino ma soprattutto di Gabriel Heinze, in un sistema aggressivo, in cui ha potuto difendere lontano dalla porta e toccare molto spesso il pallone: punti di forza che nella Blanquirroja di Gareca tornano sempre utili. Non è un caso che abbia attirato diverse squadre di Liga, tra cui il Celta Vigo di Tapia e Coudet.
Jhilmar Lora (2000) – Con un terzino in meno, Gareca ha deciso di puntare su una delle rivelazioni del campionato peruviano, il giovane laterale destro dello Sporting Cristal. Lora dice di ammirare Dani Alves e Kimmich, fisicamente è ancora da costruire ma sulla fascia destra può portare una buona pulizia tecnica.
Christian Ramos (1988) – Uno dei veterani del ciclo del Tigre, ritornato nelle liste della Blanquirroja a sorpresa dopo un periodo in cui era uscito dal giro. Stando alle ultime partite di qualificazione ai Mondiali giocate dal Perù, l’esperto centrale di difesa del César Vallejo dovrebbe prendersi il posto da titolare in coppia con Abram.
Anderson Santamaría (1992) – Centrale difensivo dell’Atlas, particolarmente abile nel gioco aereo, è stato in dubbio fino all’ultimo per un infortunio tanto che la stampa peruviana ha ipotizzato una chiamata d’emergenza per il miniciclo di qualificazioni per Carlos Zambrano, reduce da una stagione deludente al Boca. Alla fine, Gareca ha puntato sul più regolare centrale ex Melgar, che aveva già scelto tre anni fa per giocare al Mondiale.
Alexander Callens (1992) – Inizia la carriera nello Sport Boys di Callao, la squadra in cui ha già deciso di volersi ritirare, e viene subito individuato come il centrale del futuro: lo compra la Real Sociedad ma non riesce mai a salire di livello rispetto alla squadra B. Dopo una stagione al Numancia, nel 2016 si stabilisce al New York City FC, dove tuttora è titolare.
Miguel Araujo (1994) – «Mi piace essere un leader, mi piace parlare con i miei compagni in campo e su ciò che dobbiamo fare in allenamento, mi piace motivarli». All’Emmen, nei Paesi Bassi, Araujo è riuscito a guadagnarsi subito il rispetto della squadra e dell’allenatore, che gli ha affidato la fascia di capitano. Nonostante la retrocessione maturata allo spareggio, il centrale di proprietà dell’Alianza Lima ha giocato una stagione da perno della sua squadra in Eredivisie. Ha già una buona esperienza con la Blanquirroja ed è probabilmente il ricambio più affidabile nel ruolo di difensore centrale.
Miguel Trauco (1992) – Due anni fa è stato il miglior laterale sinistro della Copa América, oggi torna a giocarla dopo una stagione complicata ma estremamente formativa al Saint-Étienne, in cui ha dovuto migliorare nei compiti difensivi per ritagliarsi un posto. Trauco è un terzino che fa la differenza in fase offensiva, con una buona conduzione e un mancino molto preciso, forse il suo maggior punto di forza. È uno dei cardini del ciclo Gareca.
Marcos López (1999) – Il ricambio di Trauco è un giocatore meno tecnico ma più esplosivo, che dopo un’ottima annata allo Sporting Cristal – in cui ha giocato anche da ala – ha trovato continuità in MLS, al San José Earthquake.
Renzo Garcés (1996) – Centrale abituato alla difesa a tre del César Vallejo, porta con sé una buona capacità di giocare il pallone dal basso, caratteristica importante nel sistema del Tigre Gareca. È stato una delle sorprese della convocazione.
Martin Tavara (1999) – Figlio dello Sporting Cristal, la terza squadra più vincente del calcio peruviano, in cui è arrivato all’età di undici anni ed è rimasto fino oggi, vincendo un campionato da titolare. È uno dei giocatori più futuribili che ha a disposizione il Perù per il suo ricambio generazionale a centrocampo: il suo punto di forza è la capacità di associarsi con i compagni, con passaggi corti lunghi che con i giusti movimenti ma sta crescendo anche difensivamente.
Wilder Cartagena (1994) – Nato calcisticamente nell’Alianza Lima e reduce da una buona stagione al Godoy Cruz, sarà un’alternativa affidabile nel ruolo di mediano. Porta con sé una presenza da subentrato al Mondiale e diverse esperienze all’estero, tra cui un rapido passaggio al Vitoria Setúbal.
Renato Tapia (1995) – A ventisei anni, sembra essere finalmente uscito dal limbo di grandi prospettive e buone stagioni olandesi, con un’annata di altissimo livello al Celta Vigo. Da quando in Galizia c’è Coudet, si è preso il ruolo di vertice basso del 4-1-3-2, caricandosi sulle spalle la necessità di equilibrio di una squadra iperoffensiva e giocando un’infinità di palloni. Per il Perù, che arriva a questa Copa América da vicecampione, la sua presenza sarà ugualmente decisiva.
Yoshimar Yotún (1990) – Uno dei pochi titolari del blocco delle scorse competizioni che parteciperanno a questa Copa America. Yoshi, nato terzino sinistro ma da molti anni mediano, affiancherà Tapia in una coppia di centrocampo intelligente, abile a muovere il pallone anche in verticale, a proteggere la difesa e cercare la porta dalla distanza. È uno dei punti di riferimento tecnici ed emotivi della Blanquirroja, sa giocare praticamente ovunque e ha appena vinto il campionato messicano con il Cruz Azul.
Christian Cueva (1991) – Se molti si ricordano di André Carrillo per le sue giocate in Russia, altri si ricorderanno dell’enganche dell’Al-Fateh, con un passato recente nel calcio brasiliano, per il rigore sbagliato contro la Danimarca. A prescindere da questo e dai problemi disciplinari che ha avuto in molti contesti di club, per Gareca è sempre rimasto un riferimento tecnico. «Invidiamo sempre i giocatori della Champions League ma in Perù abbiamo Cueva che è di quel livello» ha detto una volta l’allenatore argentino. Trequartista esile ed estremamente abile, è la prima fonte di creatività nel propositivo 4-2-3-1 del Tigre.
Sergio Peña (1995) – La sua stagione da stella dell’Emmen – ed esponente della sua enclave peruviana – si è conclusa con la retrocessione, dopo lo spareggio perso ai rigori contro il NAC Breda, ma gli è valsa un posto nella lista di Gareca. Per le sue doti associative e la sua inventiva, può tornare utile come backup di Cueva o per affiancarlo in uno dei tre posti alle spalle della punta.
André Carrillo (1991) – È l’unico giocatore della spedizione di Gareca che, azzeccando il mese, potrebbe trascinare fino in fondo questo Perù – ammesso che ce ne sia almeno uno in grado di farlo, in squadra. È il più grande talento peruviano della sua generazione (quella successiva a Guerrero e Farfán), un’ala molto incostante ma dotata di un estro nel dribbling e di un’esuberanza fisica da giocatore di livello europeo. La leggenda peruviana Oblitas dice che: «Uno come lui dovrebbe giocare nel Real Madrid» ma dopo qualche stagione entusiasmante allo Sporting si è perso tra esclusioni punitive e stagioni sottotono e ora fa la stella all’Al-Hilal, che lo ha comprato dopo il bel Mondiale in Russia. Con una rosa un po’ meno talentuosa del solito, le sue giocate peseranno ancora di più.
Raziel García (1994) – Centrocampista duttile, prevalentemente interno, trequartista o esterno sinistro, è stato chiamato da Gareca dopo aver dovuto rinunciare alla presenza di Édison Flores – titolare al Mondiale in Russia – e Christofer Gonzáles. Gioca nel Cienciano di Cusco, l’unico club peruviano ad aver vinto titoli interazionali (pur non avendo mai vinto un campionato).
Alexis Arias (1995) – Come García, il brevilineo centrocampista del Melgar, squadra con cui sta giocando la Copa Sudamericana, è stato una chiamata d’emergenza a causa di alcune assenze. Ha debuttato nel 2019, giocando una manciata di minuti contro El Salvador.
Luis Iberico (1998) – Nel 2013 fu il capocannoniere della Sub-15 che vinse il Sudamericano in Bolivia, e sembrava destinato diventare la nuova stella del calcio peruviano ma nel giro di poche stagioni è persino rimasto senza squadra per più di un anno, dopo aver rifiutato un rinnovo con il San Martín in attesa di offerte dall’estero. Ora la sua carriera sembra aver ripreso la direzione giusta: sta giocando una buona Copa Sudamericana al Melgar e Gareca potrebbe farlo esordire in Nazionale da ala o centravanti.
Alex Valera (1996) – È uno dei debuttanti della Blanquirroja ma solo per quanto riguarda il calcio a undici, visto che ha già indossato la maglia della nazionale peruviana di beach soccer. «Il futbol playa ti dà potenza, ti insegna a tirare bene. Ti aiuta ad avere punti di forza che gli altri non hanno, come fare bene una rovesciata a o un buon colpo di testa», sostiene il buon Alex che, a venticinque anni, è solo alla sua seconda stagione da professionista dopo diversi anni nell’ascenso, ed è uno degli attaccanti di un colosso nazionale come l’Universitario.
Gianluca Lapadula (1990) – Dal momento in cui ha accettato di indossare la maglia della Bicolor, in Perù è esploso l’entusiasmo intorno al centravanti del Benevento. Contro l’Ecuador ha giocato al posto di Guerrero come unica punta, ha fatto due assist in una partita di enorme dispendio fisico, a tal punto che un importante quotidiano peruviano ha intervistato un medico – a sua volta sorpreso – per spiegare come abbia fatto a reggere così bene l’altura. Senza un’enciclopedia vivente del ruolo di centravanti come Paolo Guerrero – salterà la Copa perché fuori condizione dopo un lungo infortunio – il Perù non perde solo una quota fissa di gol ma anche un lavoro unico a tutto campo difficile da replicare, che dà un’altra forma alla squadra. Lapadula, come sempre, proverà a compensare con la lotta e lo sforzo.
Santiago Ormeño (1994) – «Non possiamo convocare un attaccante soltanto perché segna cinque o sei gol, possiamo farlo se rientra nella nostra idea di calcio»; Gerardo Tata Martino ha allontano così la possibilità di vedere l’ormai ex punta del Puebla – un centravanti tradizionale, diventato famoso grazie al torneo di eSports organizzato dalla Liga MX durante la pandemia, ma in grado di replicarsi anche nella vita reale con 9 gol in 16 partite – con la maglia del Messico. Il Perù – nazione di suo nonno, ex portiere di Alianza Lima, Boca e Club América – invece, sta ricostruendo il reparto e un nove in forma, esploso tardi ma di soli ventisette anni, se lo prende volentieri. Sarà il cambio di Lapadula e, pur non avendo ancora un solo minuto ufficiale con la banda rossa sul petto, può trovare spazio.
All. Ricardo Gareca: sulla panchina del Perù dal 2015, l’argentino ha costruito un ciclo strepitoso, riportando la Blanquirroja ai Mondiali dopo trentasei anni. Chiunque, in quella squadra, dice che Gareca ha cambiato mentalità a tutti. La sua proposta si fonda su un 4-2-3-1 che cerca sempre di uscire dal basso e costruirsi spazi col pallone, anche quando deve difendersi. Due anni fa, il suo Perù è arrivato a sorpresa in finale contro il Brasile, quest’anno invece la situazione sembra un po’ più complessa: il girone di qualificazione al Mondiale è iniziato piuttosto male (sono ultimi a pari punti col Venezuela) e mancano alcuni giocatori decisivi degli ultimi anni come Advíncula, Flores, ma soprattutto Paolo Guerrero. Il Tigre ne sta approfittando per lavorare su nuove soluzioni in vista del girone per il Mondiale in Qatar – che resta il primo obiettivo – e dare spazio a esordienti e giovani, per provare a facilitare un necessario ricambio generazionale.